Una storia d’amore
- Einaudi, 1973
Abbandonati fra inerzia e povertà, i personaggi di questo nuovo romanzo di La Cava, Una storia d’amore, si trascinano di delusione in delusione, di rinuncia in rinuncia. Ingabbiati fisicamente e psicologicamente nello spazio angusto di un paese, sembrano attendere in maniera fatalistica un epilogo amaro. Giovanni, un perdigiorno sfaccendato, è poco convintamente innamorato di Ninetta: la ragazza è povera e lui spera in un partito migliore, così a corteggiarla lascia che sia l’amico Ezio. Dopo la guerra tornando in paese avrà l’amara sorpresa di ritrovarli sposati con un figlio. Più tardi Ezio verrà colpito da una malattia che non lascia speranze e Giovanni gli sarà vicino quantunque la sua indecisione non sia mutata: Ninetta, madre, è ora più povera di prima.
Sciupata e intristita da un matrimonio infelice, da un suocero ambiguo e dall’insicurezza che trapela dall’atteggiamento di Giovanni, Ninetta ormai vedova si chiude in una solitudine dolorosa dove il sentimento viene continuamente soffocato e offeso da una realtà che equivale unicamente ad una rinuncia.
Sospeso e appartato nel tempo, La Cava porta avanti un discorso con «il gusto dell’imitazione dei classici e lo studio naturalistico del prossimo» come ha notato uno dei suoi primi lettori, Elio Vittorini, giungendo ad una cristallizzazione dei personaggi e della scrittura di sicura presa narrativa.
Aveva scritto Giorgio Caproni, recensendo il suo primo libro, Caratteri: «Moderno sì, ma anche (e questo è forse uno dei suoi maggiori segreti) classico a un tempo, e non solo per la scrittura che, apparentemente dimessa, ha invece la fermezza sapiente di un testo antico, ma altresì, e soprattutto, per questo suo saper cogliere di una persona, in pochi tratti essenziali, perfino le più sottili pazzie, e per questo suo saper distendere, in pochi concisi paragrafi (e senza l’aiuto o trucco di una sola didascalia) un intero momento dell’anima nostra, e del nostro umano costume».