Biografia

Mario La Cava, nato a Bovalino (11 settembre 1908 – ivi 16 novembre 1988) nella Locride, alla sua terra d’origine rimase sempre fedele, svolgendo per un cinquantennio l’attività di intellettuale coerente e leale, stimato dalla gente comune ed apprezzato dagli addetti ai lavori. Possedeva una cultura umanistica, acquisita negli anni di formazione tra Reggio Calabria, Roma e Siena, a contatto con i foyers letterari in voga intorno agli anni Trenta.

Ridotto al silenzio dalla censura del regime fascista, trascurato dai mass-media durante la prima Repubblica, Mario La Cava trascorse la sua vita lontano dal mondo industrializzato delle metropoli per meglio meditare sulle ripercussioni sociali e morali che le scelte politiche ed economiche delle varie classi dirigenti hanno avuto sul destino del nostro Mezzogiorno. Di tanto in tanto intraprendeva un viaggio all’estero con lo spirito entusiasta di un osservatore curioso.

La Cava non fu mai schiavo di alcun ideologismo e si impegnò strenuamente per la difesa dei diritti civili e la libertà di pensiero. Fu un fervente lettore di autori classici italiani e stranieri; le sue letture preferite erano i Dialoghi di Platone, i Pensieri di Pascal e i Saggi di Montaigne; come modelli di scrittura ebbe G. Flaubert e L. Tolstoj.

La sua produzione letteraria è feconda e l’opera sua più emblematica sono i Caratteri, che contengono accenti lirici e satirici in quadri di vita miniaturizzati. Prendendo a modello i classici greci l’Autore si cala attentamente nella quotidianità contemporanea e ne ricava ritratti e bozzetti dei più svariati tipi di umanità.

Intanto La Cava concepisce l’idea del romanzo inteso come un susseguirsi di eventi che stravolgono la vita dei protagonisti. Sul finire degli anni cinquanta compone il romanzo Vita di Stefano. Vi si narra la storia di un giovane sognatore senza lavoro e senza futuro in un’epoca in cui la miseria regna sovrana e il regime impone l’educazione al fucile.

I temi sociali sono sempre presenti nei romanzi di La Cava, come testimoniano I fatti di Casignana, romanzo improntato sul dramma delle lotte contadine nella Calabria del 1922, in cui il popolo ricopre il ruolo di co-protagonista.

La febbrile attività giornalistica trova riscontro nella voluminosa raccolta di articoli apparsi sulle più diffuse testate italiane del Nord e del Centro-Sud, dal «Mondo» al «Corriere della Sera», da «l’Unità» alla «Gazzetta del Mezzogiorno». In questi scritti incontriamo un La Cava appassionato nel difendere la causa dei deboli, irriducibile nella ricerca della verità, eroico nell’attaccare le forme più subdole dell’ipocrisia.

L’altro versante della poetica lacaviana è costituito dalla vis comica: intessute di ilarità sono le Opere teatrali, in cui la realtà oscurantista e castrante si deforma per scomporsi in gustose situazioni comiche. Nelle commedie la boriosa insolenza delle autorità locali e del loro entourage è messa alla berlina ed è esposta al ludibrio dei divertiti spettatori.

Rappresentativa della sfera laico-religiosa è La Melagrana matura, raccolta in cui l’Autore si dispiega come narratore sensibile e raffinato che, di fronte all’ineluttabilità del destino, non esita a contrapporre la generosa lotta per la dignità umana.

Inno all’innocenza possono essere definite le delicate pagine del libretto Colloqui con Antonuzza, in cui il candore di un’anima infantile si espande all’interno di un contesto sociale convenzionale.

Protagonista de Le memorie del vecchio maresciallo è invece l’intero paese di Orsa, di cui un lucido nonagenario narra fatti e misfatti con ironica partecipazione ed altera epicità.

Impressioni ed emozioni durante lo svolgimento del processo al nazista Eichmann sono impresse nel libro Viaggio in Israele, da cui emergono amore per la giustizia ed acume psicologico.

La prima opera pubblicata da La Cava, Il matrimonio di Caterina e l’ultimo romanzo edito dallo stesso, Una stagione a Siena, seppur lontani nello stile e nei contenuti, sono accomunati dalla grande passione dell’Autore per il mondo dei giovani con le loro speranze sempre vive e puntualmente travolte da forze sopraffattrici di volontà perverse.

In omaggio al centenario della sua nascita appaiono postume due opere significative del suo percorso culturale, La Repubblica Cisalpina e I racconti di Bovalino. La storia della Repubblica Cisalpina nasce come tesi di laurea in giurisprudenza e s’incentra su argomenti giuridici, ma l’attenzione dell’Autore è catturata da altre tematiche, quali il problema dell’unità d’Italia e il concetto di libertà nello Stato moderno. I Racconti rappresentano invece l’album del suo paese natale depositario di segni archetipici, di cui sono intrisi i sogni di riscatto degli esseri umani. L’opera è pervasa dal sentimento tragico della vita e dà voce agli umili della Terra.

Dal 2010 sono diverse le pubblicazioni postume, tra le quali l’epistolario con Leonardo Sciascia Lettere dal centro del mondo. 1951-1988 (Rubbettino, 2012), e I miei maffiosi (Hacca, 2019).

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